Il ministro canadese alla salute mentale Michael Tibollo visita le strutture del Ceis San Crispino

Il ministro canadese della salute mentale e delle dipendenze oggi ha visitato le strutture del Ceis, comunità San Crispino. Nella mattinata il ministro Michael Tibollo ha visitato prima la struttura di prima accoglienza alla Palanzana, per poi essere accompagnato presso la struttura denominata Diogene dove ha tenuto una conferenza in cui ha relazionato sulle nuove politiche e le nuove frontiere per la cura della malattia mentale e della dipendenza.

“Sono diventato un politico non perchè fossi interessato alla politica, ma perchè voglio essere utile a livello sociale – ha detto il ministro Tibollo -. Ho iniziato come procuratore, poi pian piano il mio ruolo è cresciuto e dopo aver gestito ministeri meno importanti ho chiesto di poter gestire il portafoglio sulla salute mentale e le dipendenze”.

Michael Tibollo ha poi raccontato il suo rapporto con il sociale, spiegando che al di fuori del suo ministero ha sempre collaborato attivamente all’interno di associazioni come la Caritas. “Le strutture come questa – ha detto il ministro riferendosi al Ceis – sono fondamentali e sufficienti nella cura della dipendenza. Nel mio Paese le strutture comunitarie sono esclusivamentea pagamento, a differenza che qui da voi”.

Lobby farmaceutica, politiche sbagliate, poca sensibilizzazione e mala-educazione sociale hanno spesso interagito negativamente sui problemi, sia quello della malattia mentale che quello della dipendenza. “Ringrazio il Ceis per la passione e l’amore che metto ogni giorni nel servizio che porta avanti – ha poi concluso il ministro canadese -. C’è una fondamentale differenza tra che va a lavorare e chi fa un lavoro, e qui è chiaro che voi ogni giorno mettete grande passione in quello che fate”.

Insieme a lui anche il viterbese don Gianni Carparelli, ex direttore e fondatore di Caritas in Canada (Scuola di vita). Il direttore della struttura, Aleandro Iacovelli, ha detto: “Siamo onorati di questa visita che offre un confronto di modelli di intervento, ma anche di politiche sulla tossicodipendenza diverse dalle nostre. Esportare un modello comunitario in un Paese oltreoceano ci rende orgogliosi del lavoro che ogni giorno svolgiamo e incrementiamo ancora di piú la nostra passione”.